Conte corrente

Roberto Beccantini22 gennaio 2012

Se una notte di inverno un Primario.

1) Ora che siamo arrivati a metà campionato, ricordo la mia griglia estiva: 1) Milan, 2) Inter, 3) Napoli, 4) Lazio, 5) Udinese, 6) Juventus. Modestamente.

2) E’ raro che, nei nostri lupanari, un allenatore elogi la squadra che lo ha appena sconfitto. Complimenti a Colantuono. E a Conte: dalla noia di Lecce ai triboli con il Cagliari alle emozioni di Bergamo.

3) Il primo tempo di sabato sera mi ha ricordato il primo tempo di Juventus-Fiorentina: un inno allo spreco.

4) Vorrei un gol brutto, casuale, tipo Nagatomo alla Fiorentina, non sempre e non solo Gioconde o Cappelle Sistine.

5) Inter cinica, Lazio martoriata da pali, gol in fuorigioco (Pazzini) e braccia vaganti (Lucio). Ranieri ha rigenerato Milito e ritrovato Sneijder. In avvio di stagione, l’Inter subì torti non lievi: a naso, l’inverno mi sembra più dolce.

6) Juventus, Milan, Inter: chiedo scusa, ma la differenza rimane Ibrahimovic. Il braccio di Nocerino a Novara? Molto al limite.

7) Complimenti anche a Luis Enrique. La società lo ha difeso dopo i k.o. di Udine-Firenze, e adesso la sua Roma vince e convince. Francesco Totti, 211 gol in serie A: per favore, tutti in piedi.

8) Del ceto medio mi hanno deluso Fiorentina, Genoa e Palermo. Viceversa, mi ha sorpreso il Catania di Montella. Il suo mordi e fuggi è tanto gradevole nel disegno quanto letale nell’epilogo.

9) Tifo perché El Shaarawy e Marrone abbiano più spazio. Visto il Faraoni sdoganato da Ranieri? Mattoni, non muri. Averne.

10) Conte dovrà sfatare il tabù del girone di ritorno. Dallo sbarco in serie A, la Juventus è sempre calata, come emerge da questi dati: 2007-2008: 37 + 35; 2008-2009: 40 + 34; 2009-2010: 33 + 22; 2010-2011: 31 + 27. Non è una macumba: è un avviso.

Ranieri, zitto zitto…

Roberto Beccantini15 gennaio 2012

Scarabocchi volanti, aeroplanini di carta.

1) Brutto derby, vinto dal coro e perso dal tenore, Ibrahimovic. Ranieri, «primo, non prenderle», ha riportato l’Inter a meno sei dalla vetta. Lo scudetto torna a essere, ufficialmente, una questione milanese con la Juventus prima e terza (incomoda).

2) Boateng fuori ruolo, Pato evanescente, Ibra marginale: il chiodo fisso di Tevez ha spinto Allegri lontano dalla sfida.

3) In base alle circolari che hanno «stuprato» il fuorigioco, il gol di Thiago Motta sarebbe sato da convalidare: in posizione irregolare era Samuel, non lui. Casualmente, la bandiera l’ha tirata su Copelli, cocco di Meani, fedelissimo di Galliani.

4) Vittoria striminzita a Lecce, pareggio tribolato col Cagliari: gli indizi sono già due. Dopo Dubai, la Juventus batte in testa. Complimenti a Ballardini per come ha disposto la squadra. Meno a Conte per i cambi e l’atteggiamento sull’1-1. Non si vive di solo titic-titoc. E se qualcuno ha voluto Borriello, dentro subito, a gol di Cossu ancora caldo, e più lanci.

5) Del Piero va per i 38, come Scholes, Henry per i 35. Il problema non è l’età, ma il rendimento. Se poi si sceglie il ruolo di seconda punta, il gol diventa cruciale, non ornamentale.

6) Marchisio e Pirlo girano in folle. E così, non appena il ritmo cala, è tutta un’ammucchiata. Urge un’alternativa.

7) Casalingo l’arbitraggio di Guida. Mi auguro che cresca.

8) Già undici allenatori saltati in serie A: non discuto i soldi dei padroni, ne discuto, semplicemente, la competenza.

9) Se qualcuno ha capito il progetto della famiglia Della Valle per Firenze, sia così cortese di spiegarmelo.

10) Che giocatore sarebbe stato, Adrian Mutu, se avesse avuto un’altra testa? La doppietta al Novara c’entra di striscio, mi serve solo per riesumare un argomento a me caro.

Pato e l’autogol di Moratti

Roberto Beccantini13 gennaio 2012

Ammesso che sia andata come ce l’hanno raccontata, credo che sia stato Moratti, con il suo rilancio, a salvare il Milan, e non Berlusconi, con il suo stop. Tevez, più ancora del Pato fidanzato con la figlia del padrone, era la miccia ideale per far saltare in aria lo spogliatoio del Milan: gran giocatore e gran cannoniere, ma inattivo da mesi e rissoso per indole, oltre che non impiegabile in Champions League. Piaceva ad Allegri, per il morale del convalescente Cassano sarebba stata una mazzata.

Come sempre succede al Milan dai tempi in cui il Cavaliere ne diventò il capo supremo, con il cerino in mano è rimasto Galliani. Era già capitato a Marsiglia, la notte dei lampioni calanti e del ritiro ordito e ordinato per telefono da Arcore. Se fossi un interista, non brinderei. Pato va per i 23, Tevez per i 28. Se aveva un senso reclutare l’argentino con la formula del prestito, arruolarlo in cambio del brasiliano sarebbe stata pura follia. Ecco: qualora Galliani avesse ceduto Pato al Paris Saint-Germain e scritturato Tevez, allora sì che avremmo dovuto parlare del disturbo di Moratti, e dei 25 milioni di euro promessi al Manchester City, come di un capolavoro tattico.

Idea personale: Tevez non serve né al Milan, che ha già Ibrahimovic, Pato, Robinho, El Shaarawy e Inzaghi, né all’Inter, che può disporre di Milito, Pazzini, Forlan, Zarate e Castaignos. In compenso, sarebbe servito alla Juventus. Conte, in estate, si era invaghito di Aguero. Era lui che aveva indicato a Marotta come «top player». Aguero e Tevez non sono poi così tecnicamente e tatticamente lontani: il primo è più saetta; il secondo, più tuono.

Il mercato chiude a fine mese, e molto, se non proprio tutto, è ancora possibile. Brutta figura, Galliani, ma scelta giusta. Sempre meglio di una bella figura e una scelta sbagliata. Per ora.